Sunday, February 12, 2012

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Early enthusiasm for the war

British writers went to war with the expectation that the conflict would radically change an unfair society and bring about a moral and cultural revolution. Such enthusiastic expectation of a great war as the “apocalypse” that would restore a moral order was diffused throughout Europe. Enthusiastic support of the war was widespread among writers right before and soon after the outbreak of the conflict: the French poet Guillaume Apollinaire, Gabriele D’Annunzio, Scipio Slataper – who was killed on the Carso, which he had celebrated in his autobiographical novel Il Mio Carso – and even the German Thomas Mann and Giuseppe Ungaretti – though the last two would later totally change their minds about the nature of the conflict. One of the few dissenting voices was that of the English philosopher Bertrand Russell, who remained a convinced pacifist throughout World War I.

Reaction to the old patriotic ideals

Many thought that they were fighting not for their country’s material interests but for a whole civilization. The poet Wilfred Owen, who would later become one of the harshest critics of the war, in a letter from the from the front of December 1914 wrote to his mother that only the sense that he was perpetuating the language of Keats and other great poets would keep him fighting. The best expression of the faith in war as a just cause is Rupert Brooke’s sonnet the Soldier: in it the soldier and his mother-country are seen as physically united, and death in a foreign battlefield turns that corner of the earth into a small piece of England forever. The bitterest and best-know reaction to the old patriotic ideals is Dulce et Decorum Est by Wilfred Owen. The poem describes the physical horror of a gas attack, detailing the wounds and the agony of the soldiers, and then sets this beside the classical tag that “it is sweet and honourable to die for one’s country”, defined as “the old lied” at the close of the poem. Life in the trenches – a most unnatural and painful condition shared by millions combatants- is described with realistic detail but also with pity by Siegfried Sassoon in his sonnet Glory of Women and by Isaac Rosenberg in his poem Break of Day in the Trenches. The literature of the time was also the first to describe the trauma of coming back from the war permanently injured in body or mind, and of not being able to readjust to ordinary life. Vividly realistic and touching descriptions of this are in prose autobiographical works such as Memoirs of a Fox-Hunting Man by Siegfried Sassoon and Goodbye to All That by Robert Graves.



Thanks.kisses..Help-me..translation english/italian..10 points to best..no translators.Thanks to all?
Prematuro entusiasmo per la guerra.

Scrittori inglesi giunsero in guerra con la convinzione che il conflitto avrebbe radicalmente cambiato una società sleale e portata verso una rivoluzione morale e culturale. Tale aspettativa entusiasta di una buona guerra come "Apocalisse" era diffusa tra gli scrittori e presto subito dopo lo scoppio della guerra: il poeta francese Guillaume Apollinaire, Gabriele D’Annunzio, Scipio Slataper - che è stato ucciso nel Carso, che era stato celebrato nel suo romanzo autobiografico "Il Mio Carso" - e anche il tedesco Thomas Mann e Giuseppe Ungaretti - sebbene nelle ultime due avrebbe cambiato idea a proposito della natura del conflitto. Una delle poche voci di dissenso era quello del filosofo inglese Bertrand Russell, che rimase un pacifista convinto in tutta la Prima Guerra Mondiale.

Reazione ai vecchi ideali patriottici

Molti pensavano che (loro) stavano combattendo non per gli interessi materiali del loro paese ma per un'intera civiltà. Il poeta Wilfred Owen, che sarebbe diventato in seguito uno dei più severi critici della guerra, in una lettera dal fronte del Dicembre 1914 scrive alla madre che solo il senso che era perpetuare la lingua di Keats e altri grandi poeti gli permetteva di combattere. La migliore espressione della fede in guerra come una causa giusta è un sonetto “Il Soldato” di Rupert Brooke: in esso il soldato e la sua madrepatria sono visti come fisicamente uniti, e la morte in un campo di battaglia straniero trasforma quell'angolo della terra in un piccolo pezzo di Inghilterra per sempre. La più amara e conosciuta reazione ai vecchi ideali patriottici è “ Dulce et Decorum Est” di Wilfred Owen. La poesia descrive l'orrore fisico di un attacco di gas (provocato dal gas), e poi lo imposta accanto alla frase classica “è dolce e onorabile morire per la propria patria”, definita come “il vecchio ha mentito” alla chiusura della poesia. La vita nelle trincee – la più innaturale e dolorosa condizione condivisa da milioni di combattenti – è descritta con dettagli realistici ma anche con dispiacere da Siegfried Sassoon nel suo sonetto “Gloria delle Donne” e da Isaac Rosenberg nel suo romanzo “Giorni di pausa in trincea”. La letteratura del tempo era anche la prima a descrivere il trauma del ritorno dalla guerra permanentemente feriti nel corpo e nella mente, e di non essere capaci di riadattarsi alla vita quotidiana. Descrizioni vividamente realistiche e commoventi di questo (romanzo) sono opere in prosa autobiografica come “Memorie di un cacciatore di volpi” di Siegfried Sassoon e “Addio a tutti” di Robert Graves.Help-me..translation english/italian..10 points to best..no translators.Thanks to all?
I primi entusiasmi per la guerra

scrittori inglesi entrò in guerra con l'aspettativa che il conflitto potrebbe radicalmente cambiare una società ingiusta e portare a una rivoluzione morale e culturale. Tale aspettativa entusiasta di una grande guerra come "apocalisse" che avrebbe ripristinare un ordine morale era diffusa in tutta Europa. sostegno entusiasta della guerra era diffusa tra gli scrittori a destra prima e subito dopo lo scoppio del conflitto: il poeta francese Guillaume Apollinaire, Gabriele D'Annunzio, Scipio Slataper - che è stato ucciso sul Carso, che aveva celebrato nel suo romanzo autobiografico Il Mio Carso - e anche il tedesco Thomas Mann e Giuseppe Ungaretti - anche se gli ultimi due sarebbero poi totalmente cambiare idea circa la natura del conflitto. Una delle poche voci dissenzienti è stata quella del filosofo inglese Bertrand Russell, che rimase un pacifista convinto per tutta la prima guerra mondiale

Reazione agli ideali patriottici vecchi

Molti pensavano che stavano combattendo non per interessi materiali del loro paese, ma per un'intera civiltà. Il poeta Wilfred Owen, che in seguito sarebbe diventato uno dei critici più aspri della guerra, in una lettera dalla dalla parte anteriore del dicembre 1914 scrisse a sua madre che solo il senso che stava perpetuando la lingua di Keats e altri grandi poeti avrebbero mantenere lotta contro di lui. La migliore espressione della fede in guerra come una causa giusta è sonetto Rupert Brooke, il soldato: in essa il soldato e la madre di un paese sono visti come fisicamente unito, e la morte in un campo di battaglia straniero si trasforma quell'angolo di terra in un piccolo pezzo d'Inghilterra per sempre. Il più amaro e meglio conosciuto reazione agli ideali patriottici vecchi è Dulce et Decorum Est da Wilfred Owen. Il poema descrive l'orrore fisico di un attacco di gas, dettagliando le ferite e l'agonia dei soldati, e quindi imposta questo accanto al tag classica che "è dolce e onorevole morire per la patria", definito come "il vecchio ha mentito" alla fine del poema. La vita in trincea - una condizione più innaturale e dolorosa condivisa da milioni di combattenti, è descritto con dettagli realistici, ma anche di pietà da Siegfried Sassoon nella sua gloria sonetto di donne e di Isaac Rosenberg nel suo poema di Day Break in trincea. La letteratura del tempo è stato anche il primo a descrivere il trauma di ritorno dalla guerra permanente feriti nel corpo o della mente, e di non essere in grado di adeguarsi ad una vita ordinaria. descrizioni vividamente realistico e commovente di questo sono in prosa autobiografica, come Memorie di un uomo la caccia alla volpe da Siegfried Sassoon e Addio a tutto questo di Robert Graves.

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